Daniele D’Alessandro – Territorio, Stato e mercato: il caso della localizzazione degli impianti di telefonia mobile

Daniele D’Alessandro – Professore associato di Diritto amministrativo, Università della Calabria – (daniele.dalessandro@unical.it)

SOMMARIO

1. Premessa.
2. La disciplina della localizzazione degli impianti per la telefonia mobile. Le attribuzioni normative.
3. Il procedimento autorizzatorio. Il problema della dimensione multipolare degli interessi e le connesse questioni della pubblicità e della partecipazione.
4. La dinamica degli interessi fra regolamento, procedimento e provvedimento alla luce della giurisprudenza. Un obbligo di “motivazione rafforzata” o “forte”?
5. Opere complementari extra standards, silenzio assenso, equilibri centro/periferia in eccezione al principio di leale collaborazione: profili di tensione nelle soluzioni adottate nei rapporti fra Stato e mercato, con spostamento verso il privato della potestà di scelte sull’utilizzo del territorio.
6. La destrutturazione della funzione di pianificazione e dei vincoli urbanistici derivante dalle opzioni del Legislatore e dalla lettura della giurisprudenza, ma favorita in molti casi decisi dal problema del non adeguato utilizzo delle proprie competenze da parte dei comuni.
7. Prospettive. Possibili scenari perequativi e spunti minimi per miglioramenti dell’assetto della materia in ordine alla partecipazione, al recupero di una motivazione quam suis nel possibile rapporto con i regolamenti comunali, alla valorizzazione del rapporto fra sviluppo delle reti e dimensione nazionale dell’interesse, alla possibile implementazione di certezza e tempestività attraverso un uso adeguato delle norme proibitive.

La materia è ricostruita individuando l’allocazione delle attribuzioni normative e delle funzioni amministrative. L’ampia giurisprudenza in materia di limiti delle potestà regolamentari ed autorizzatorie comunali e l’affidamento ai privati dello svolgimento di funzioni oggettivamente pubbliche manifestano una dequotazione della capacità della disciplina urbanistica di governare i processi economici resa palese dalla pretesa, per i provvedimenti di diniego, di una motivazione che l’autore definisce “forte” o “rafforzata”, che mette in crisi la tutela degli altri interessi differenziati rispetto a quelli economici. È individuabile anche un momento del processo di oggettivizzazione della regolazione proprietaria, in quanto l’opera è qualificata di pubblica utilità a prescindere dalla natura del soggetto titolare del bene. Possibili prospettive per risolvere le criticità osservate appaiono un attento ricorso alle norme di proibizione, l’implementazione degli strumenti consensuali, una più accurata definizione delle prerogative comunali e dei privati, una visione non parcellizzata dello sviluppo degli impianti, più aderente alla natura “a rete” dei servizi di interesse.


The topic is reconstructed by analyzing the allocation of regulatory attributions and administrative functions. Case-law concerning the limits of municipal regulatory powers and the entrustment to individuals of objectively public functions demonstrate a devaluation of the ability of urban-planning discipline to govern economic processes. In relation to denial measures, this statement is made clear by a motivation that the author defines as “strong” or “strengthened”, which undermines the protection of other interests that diverge from economic ones. A moment in the process of “objectification “of ownership regulation can be identified, as the works are classified as being of public utility regardless of the nature of the owner. Possible perspectives for resolving these issues appear to be a careful use of “prohibitive conditions”, the implementation of consensual instruments, a more accurate definition of municipal and private prerogatives, a non-fragmented vision of the development of these particular works of general interest, more in line with the “network” nature of these services.

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