Walter Giulietti – La tutela del lavoro nei contratti pubblici attraverso le clausole sociali

Walter Giulietti – Professore ordinario di Diritto Amministrativo, Università degli Studi dell’Aquila -(walter.giulietti@univaq.it)

SOMMARIO

1. La tensione tra libertà di impresa, concorrenza e protezione sociale nei contratti pubblici.
2. Applicazione dei contratti collettivi ai contratti pubblici.
3. Le clausole dirette alla stabilità occupazionale.
4. Incidenza della clausola sociale nella fase di formazione del contratto pubblico.
5. La verifica di anomalia dell’offerta.
6. Le questioni sull’adempimento delle clausole sociali.

La regolazione indirizzata alla protezione dei lavoratori negli appalti pubblici, soprattutto attraverso le c.d. clausole sociali, costituisce aspetto rilevante del tema del contrasto al lavoro povero. In considerazione del fatto che la spesa pubblica per appalti e concessioni rappresenta mediamente oltre il 10% del Pil annuale, è evidente l’impatto che meccanismi competitivi previsti per l’aggiudicazione possono avere sul costo del lavoro e sulle condizioni dei lavoratori sia in termini di protezione, sia di promozione.
Le clausole sociali fungono in questo senso da calmiere affinché la competizione, che può ben svolgersi sull’organizzazione del lavoro, non pregiudichi le condizioni di equo trattamento dei lavoratori, incidendo sulla determinazione dei livelli retributivi della manodopera impiegata e più in generale all’applicazione del contenuto di garanzia dei contratti collettivi (c.d. “clausola prima generazione”), nonché sul riassorbimento del personale a seguito di una nuova aggiudicazione (c.d. “clausola sociale di assorbimento” o di “seconda generazione”).
Ancorché le clausole sociali costituiscono condizioni di esecuzione dei contratti pubblici, la loro rilevanza non si esaurisce nella sola fase esecutiva, in termini di garanzie per la loro effettività, ma anche nella fase di formazione in termini di controllo sull’adeguatezza e sul valore della futura prestazione contrattuale.


The legislation aimed at the protection of workers in public procurement, in particular through the so-called social clauses, is an important aspect of the issue of the fight against poor work. In fact, considering that the cost of public contracts and concessions represents over 10% of annual GDP, it is clear the impact that the competitive mechanisms envisaged for assignment can have on the cost of labor and on the conditions of workers in terms of protection and promotion.
The social clauses act in this sense as a control so that competition, which can well take place on the organization of work, no undermines the conditions of fair treatment of workers, affecting the determination of the remuneration levels of the employed workforce and more generally on the application of the content of guarantee of collective agreements (so-called “first generation clause”), as well as on the re-absorption of personnel following a new assignment (so-called “social absorption clause” or “second generation”).
Although the social clauses constitute conditions for the execution of public contracts, their relevance does not end only in the executive phase, in terms of guarantees on their effectiveness, but also in the formative phase in terms of control over the adequacy and value of the performance.

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