Antonio Leo Tarasco – Professore ordinario abilitato di Diritto Amministrativo, Dirigente Ministero beni e attività culturali e turismo – (leo@antonioleotarasco.com)
Michele Giaccaglia – Dottorando di ricerca in Diritto Privato dell’economia – Università Politecnica delle Marche – (m.giaccaglia@pm.univpm.it)
SOMMARIO
1. Social network e pratiche commerciali ingannevoli o aggressive.
1.1. Il caso Facebook.
1.2. Il caso WhatsApp.
2. I dati personali: attributi della personalità vs. beni di scambio.
2.1. Patrimonialità e liceità della prestazione avente ad oggetto dati personali.
3. L’utilizzo di Facebook è gratuito?
3.1. Sulla nozione di onerosità dei contratti di iscrizione ai social network.
4. Dati personali e Codice del consumo.
5. Pratiche commerciali scorrette.
5.1. Pratiche commerciali ingannevoli.
5.2. Pratiche commerciali aggressive.
6. Pratiche commerciali scorrette e riparto di competenza tra Autorità indipendenti.
7. Verso un “mercato” dei dati personali?
Il saggio affronta il problema della configurabilità delle pratiche commerciali scorrette nelle relazioni giuridiche che si instaurano tra utenti e piattaforme di comunicazione sociale (c.d. social network, come Facebook) e di messaggistica istantanea (come WhatsApp) in cui i dati personali vengono trattati per finalità commerciali dalle stesse piattaforme.
Il tema viene trattato nella più ampia cornice delle utilizzazioni dei “derivati” dei diritti della personalità, oggetto di opposte tendenze verso la loro reificazione e l’affermazione dell’assoluta intangibilità. Prendendo le mosse da alcuni (e rari) precedenti giurisprudenziali, il saggio affronta il problema dell’utilizzabilità dei dati personali guardando all’obiettiva realtà sociale, riconoscendo ai dati personali una utilità economica (come tale non demonizzabile) e di carattere meta-individuale: è questo il caso tipico dei dati personali sanitari, la cui cessione si è rivelata di grande utilità nel monitoraggio e contenimento della pandemia da Covid-19, quantomeno all’estero (Corea del Sud).
The essay addresses the problem of the configurability of unfair commercial practices in the legal relationships that are established between users and social communication platforms (so-called social networks, such as Facebook) and instant messaging (such as WhatsApp) where personal data are processed for commercial purposes by the platforms.
The topic is dealt with in the broader context of the use of ‘derivatives’ of personality rights, the object of opposing tendencies towards their reification and the affirmation of absolute intangibility. Starting from a number of (rare) jurisprudential precedents, the essay tackles the problem of the usability of personal data by looking at the objective social reality, acknowledging personal data as an economic utility (as such, it cannot be demonised) and of a meta-individual nature: this is the typical case of personal health data, the transfer of which has proved to be of great usefulness in the monitoring and containment of the Covid-19 pandemic, at least abroad (South Korea).